I dati di mercato e le indagini tra i consumatori del mondo l’hanno reso ormai chiaro: il vino del momento è il Valpolicella Superiore. Un “Superiore” che nasce soprattutto in vigneto, da uve di qualità naturalmente superiore di quelle destinate a fare Valpolicella fresco, e non dall’aiutino che può dare anche a questa tipologia la consueta pratica dell’appassimento (leggero, medio, forte, breve, medio lungo, lungo, in parte, metà, tutta l’uva… le varianti sono quasi infinite).
Read MoreTerroir Amarone
Amarone Confidential - the ebook
A dispetto della sua fama mondiale, non sono molti i libri dedicati all’Amarone (e agli altri vini della Valpolicella).
Read MoreValpolicella Superiore Ripasso DOC Classico Biologico "Domini Veneti" 2018
La prima etichetta di questo nuovo anno è di un prodotto che si inserisce a buon diritto in uno dei principali trend che attraversano il mondo del vino, quello organic. Questo Valpolicella Ripasso della Cantina di Negrar fa parte infatti della sua linea top di gamma versione bio Domini Veneti.
Read MoreAnteprima Amarone 2013: conferme, sorprese, scoperte
Che annata è stato il 2013? Un'altalena. Freddo, caldo, su, giù, pioggia, sole, scompostamente suddivisi lungo l'arco dei mesi. O tutto, o niente. Sorvolando sui dettagli agronomici (alcuni dei quali si possono reperire qui, mentre qui si trova una sintesi del rapporto sul settore vitivinicolo veneto di quell'anno), potremmo dire che, per quanto in generale possa dirsi buona, non è stata un'annata facile da gestire (e nel profilo viticolo qui riassunto si spiega perchè). Nonostante questo, gli Amarone della Valpolicella 2013 presentati in assaggio alla consueta Anteprima erano più di 80, la maggior parte dei quali campioni di botte, mentre quelli in bottiglia erano quasi tutti da considerare nella fase di affinamento in vetro: molte delle bottiglie presentate non saranno messe in commercio prima di alcuni anni, perciò aspettiamoci di ritrovare - nel 2019 o perfino dopo - vini anche molto diversi da quelli assaggiati.
Una cosa infatti appare chiara di questa annata, protagonista dell'annuale kermesse "Anteprima Amarone": il 2013 richiederà tempo per esprimersi al meglio, più di quello che solitamente siamo disposti a concedere ad un Amarone, di cui i mercati vogliono l'annata sempre più nuova, tanto che mi aspetto un giorno o l'altro di veder comparire sulla scena una qualche sorta di Amarone Novello. Ciò premesso, un altro aspetto che mi è apparso piuttosto evidente durante la degustazione al tavolo è uno di quelli che solitamemnte si danno per scontati, a dispetto del fatto che è , invece, estretamente critico e anzi caratterizzante del vino stesso: l'appassimento. O meglio, la capacità di gestirlo, e di dare continuità al lavoro nelle fasi successive. Non è da tutti, non subito almeno. E' qualcosa che s'impara e si affina con la pratica e la conoscenza, un anno dopo l'altro. Ad oggi, sembra che molte aziende (piccole, ma soprattutto nuove) si siano fatte prendere dall'entusiasmo del successo dell'Amarone, lanciandosi nell'avventura dell'imbottigliamento con proprie etichette con fin troppa foga. Ma il salto da "fornitore" (di materia prima: uva o vino sfuso) a produttore a filiera completa non è mai semplice, e nemmeno indolore. Non solo richiede uno sforzo economico notevole, ma anche conoscenze tecniche, capacità - oserei dire sensibilità - che si acquistano negli anni (a meno di ricorrere a rodati consulenti esterni). Questo per dire che alla degustazione al tavolo, sono pochi gli Amarone delle nuove aziende che mi hanno colpito positivamente. Sensazioni amare, acidità scomposte, profumi verdi - o, al contrario, di frutta fin troppo cotta - a volte zuccheri e alcol fuori controllo ... riflettono non solo le difficoltà dell'annata e lo stato di work in progress del vino, ma anche, forse, una ancora imperfetta (o incompleta) padronanza della tecnica di appassimento (e non solo). Niente di grave, comunque: di nuovo, è solo questione di tempo, e di fare esperienza.
E sempre col beneficio dell'inventario - anzi, dei riassaggi che spero di fare tra qualche anno - ecco qualche commento a proposito di alcuni dei vini assaggiati nel corso dell'evento, tra conferme, sorprese e scoperte.
Le conferme: Ca' Rugate "Amarone Punta Tolotti" 2013. Un Amarone che profuma di tabacco caldo, spezie scure e rosmarino, dove alcol, acidità e tannini sono tenuti ben a freno, in un equilibrio che sembra precario ma è invece solido. La grande bevibilità è un altro pregio di questo vino, uno dei pochi già in commercio.
Marco Mosconi, Amarone della Valpolicella 2013, campione di botte. Sono pochissimi i produttori capaci di far bene sia i vini rossi che i bianchi, perchè la "mano" enologica non può e non deve essere la stessa. Marco Mosconi è uno di questi: i suoi Valpolicella sono ottimi e godibili quanto i suoi Soave. Il suo Amarone in itinere rivela profumi floreali ancora freschi, e tannini in fase di arrotondamento. Il frutto comunque c'è tutto, succoso ma senza eccessi. Non ci resta che aspettare che il cantiniere Tempo faccia il suo lavoro.
Secondo Marco: "Amarone della Valpolicella 2013". L'Amarone fumanese di Marco Speri ha fantastici profumi scuri di spezie (tipici del Corvinone), un bel frutto rosso maturo e tannini di seta grezza, che per il maggio 2019 (anno di messa in commercio) si saranno smussati ancora di più.
Pietro Zanoni: "Amarone della Valpolicella Zovo" 2013. Non poteva mancare un campione della "terra di mezzo" - quel lembo di denominazione che sta tra la Classica e la zona est - in questa mini carrellata da Est a Ovest passando dal centro. Zovo è il cru di Pietro, e da che lo assaggio - ormai qualche anno - si è sempre presentato come un Amarone di quelli seri, con profumi scuri di caffè, tabacco, cacao amaro e sensazioni di frutta rossa macerata in alcol. Secchissimo, perfetto per grigliate e piatti di carne.
La sorpresa: Tenuta Chiccheri, "Amarone della Valpolicella Campo delle Strie", 2013. Azienda ancora giovane (è nata solo nel 2003), presenta un prodotto che disvela profumi di frutta rossa appassita avvolta dal cioccolato come un boero, con sfumature balsamiche. E' già buono adesso, chissà cosa sarà nel 2019 (quando uscirà in commercio).
La scoperta: Fidora, "Amarone della Valpolicella 2013", campione di botte. Un vino con introganti profumi floreali, ancora un po' scomposto negli zuccheri, ma fruttato, rotondo, lungo, ricco di un sacco di cose buone. Da un'azienda che probabilmente pochi ancora conoscono, ma sulla quale mi sentirei di scommettere già adesso. Per chi volesse farsi un'idea, il loro "Amarone della Valpolicella Monte Tabor" 2010 ha profumi dolci di piccola frutta rossa matura, bella bevibilità e grande eleganza.
Per chi non ne avesse ancora abbastanza, giovedì 23 febbraio presso Villa de Winckels si terrà l'8a edizione di "Appuntamenti con la tradizione". In degustazione (senza vincoli di annata) gli Amarone di oltre 60 aziende, molte delle quali non erano presenti all'Anteprima. E a completamento della manifestazione, alle 19 il giornalista Nicola Frasson terrà una orizzontale di comparazione tra l'Amarone 2010 e il suo "gemello" valtellinese: lo Sfursat.
Amarone in Villa
E' sempre un piacere partecipare a "Vino in Villa" - Appuntamento con l'Amarone" che da qualche anno i fratelli Merzari organizzano nella loro magnifica Villa de Winckels.
Read MoreAmarone della Valpolicella e Superiore: ci vediamo a Montreux, il 30 ottobre
Negli anni scorsi, noi di Terroir Amarone siamo stati impegnati soprattutto su due fronti: quello, prettamente locale, delle degustazioni per vini di vallata, e quello, più generale, della consulenza sulla Valpolicella stessa.
Ora è tempo di fare un passo avanti, anzi oltre. Oltre confine, per la precisione.
Ed ecco allora che il 30 ottobre, a Montreux, in Svizzera, guideremo una degustazione di una ventina di vini della Valpolicella davanti ad pubblico internazionale composto da una sessantina di appassionati e di professionisti del settore : ristoratori, sommelier, enotecari, buyer, ecc. Nella foto, la sala dell'Hotel Majestic in cui si terrà l'evento (nel primo pomeriggio). Insieme a noi ci sarà anche una terza persona, un esperto internazionale: forse l'editor di una rivista del vino, forse un Master of Wine. Gli accordi sono ancora in corso, c'è tutta l'estate per decidere.
...e venne il giorno del tappo a vite...
...anche per il Valpolicella Classico, il Valpolicella Superiore e il Valpolicella Valpantena.
Sì, non di sola pianura, fondovalle, e terreni più o meno freschi (in cui è lecito o meno piantar vigne) si è parlato all'assemblea dei soci del Consorzio della Valpolicella tenutasi giorni fa.
Ma anche di altre, e direi più sostanziali, modifiche alle regole di produzione.
Una di queste, come anticipiamo nel titolo, è proprio la possibilità di usare il tappo a vite anche per i tre vini suddetti. Una scelta (finalmente) saggia, opportuna e condivisibile, e non solo perchè il tappo a vite è richiesto da tempo dai mercati nei quali quei vini finiscono (ricordiamo che, ad oggi, la maggior parte della produzione della Valpolicella prende la via dell'estero), ma anche per un intento didattico; il tappo a vite è infatti una chiusura assolutamente consigliabile anche per vini che aspirano ad una certa longevità, come potrebbe (dovrebbe) essere il Valpolicella Superiore. L'esperienza austriaca (che ha adottato il tappo a vite da una ventina d'anni) insegna. E chi pensa che aprire una bottiglia così sia meno elegante e/o rituale, si ricreda.
L'Amarone della Valpolicella Cru dei Fossi
Se vuoi nascondere qualcosa, mettila la' dove tutti possono vederla.
E' lì dal 1965, ovvero dal primo disciplinare di produzione, e c'era anche nell'ultimo, quello della Docg dell'Amarone (2010). E' lì da sempre, ma evidentemente i produttori non l'avevano mai notato (e chi li controlla nemmeno)... fino a quando qualcuno non l'ha tirato fuori.
Stiamo parlando dell'articolo 4, punti 1 e 2 del disciplinare di produzione dell'Amarone della Valpolicella, che recita:
1) Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini della denominazione di origine controllata e garantita “Amarone della Valpolicella” devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche.
Il Valpolicella che dev'essere: 5 esempi
E' il vero simbolo di questa zona vinicola, il suo lato maschile: un vino cordiale, scuro - ma non troppo - nel colore e nei profumi, sbrigativo ma non superficiale, semplice ma non sempliciotto.
Un vino dinamico: attivo ed efficiente. Capace di adattarsi a pietanze invernali come a piatti più leggeri, zuppe, paste, risotti, carni e perfino pesci e verdure. Se all'Amarone della Valpolicella si da' del lei - nei casi più venerandi perfino del voi - al Valpolicella si da' sempre del tu, come a un amico sul quale si sa di poter sempre contare.
Detto questo, e in spregio del rispetto che si dovrebbe portare a un prodotto che si chiama come la terra da cui proviene - un pre-requisito di marketing che molti pagherebbero per poterlo vantare ... - sappiamo benissimo come stanno le cose.
Amarone della Valpolicella: che non diventi una (lussuosa) commodity
Come sarà l'Amarone della Valpolicella 2012? In questa vendemmia sono stati raccolti 800 mila quintali, 300 mila dei quali sono già nei fruttai, destinati a dare vini Amarone (tanto) e Recioto (poco). Ovviamente, per avere il dato del Valpolicella Ripasso 2012 basterà moltiplicare per due il volume di vino ottenuto dalle vinacce dei suddetti.
Eppure non basta. O meglio, c'è chi dice che non basta. C'è chi dice che il mondo ha sete di Amarone, e quindi bisogna produrne di più. E piuttosto che da qualche parte comincino a bere Zinfandel appassito - l'appassimento è una tecnica miracolosa, livella le uve: e se uno non conosce l'Amarone della Valpolicella autentico, difficilmente si accorge della differenza - è meglio che bevano Amarone. "L'Amarone non deve restare un vino per pochi".
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